Uscendo da Ostia Antica in direzione Sud e superato l’incrocio con la via del Mare e l’Ostiense, si prende via di Castelfusano; subito a destra, dopo il cavalcavia ferroviario e accanto al cimitero, sorge la piccola chiesa medievale di Sant’Ercolano.
Negli Acta Sanctorum si data al 5 settembre del 282 il martirio di Ercolano e Taurino, sepolti a Portus. A partire almeno dalla metà del IV secolo un Ercolano viene ricordato anche nella Depositio Martyrum (e anche da san Girolamo) tra i martiri ostiensi: “Nonas septembres Aconti, in Porto, et Nonni, Herculani et Taurini”. Ercolano sarebbe stato quindi sepolto a Portus con Aconzio, Nonno e Taurino. Il suo nome è menzionato anche in tre diverse epigrafi: la prima, del IV-V sec., trovata nel territorio ostiense, si trova ora a San Paolo; la seconda, del VI sec., trovata a S. Ippolito (Isola Sacra), menziona anche Ippolito e Taurino; la terza, della fine del IV sec., è incisa su un sarcofago e ricorda la traslazione, per volere di papa Formoso, delle reliquie di Ercolano, Ippolito e Taurino nella chiesa di San Giovanni Calibita, dove venne ritrovata nel XVII sec.
Il piccolo edificio, sorto su strutture funerarie che partono dal I sec. d.C., risale probabilmente al V sec., ma gran parte della cortina laterizia visibile, realizzata utilizzando materiali di spoglio, è di molto posteriore (forse XII-XIII sec.).
La navata appare oggi scoperta: all’interno del recinto sono sepolti alcuni famosi archeologi (fra questi Giovanni Becatti e Raissa Calza), mentre sotto l’attuale perimetro si trova una grande fossa comune della fine del secolo scorso, il primo cimitero della comunità romagnola. Di fronte c’è un piccolo avancorpo, con ingresso fiancheggiato da due colonne romane.