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Ostia: un secolo di Architettura e Urbanistica

Ostia: un secolo di Architettura e Urbanistica
Cultura

Ostia: un secolo di Architettura e Urbanistica Ostia moderna ha solo un secolo di vita: rappresenta quindi un caso quasi unico e di estremo interesse nel panorama urbanistico e architettonico italiano, anche perché la vicinanza con Roma e la mancanza di preesistenze vincolanti l’hanno resa da subito un ideale luogo di sperimentazione compositiva.
Il primo Piano Regolatore, redatto nel 1916 e impostato secondo i criteri delle ‘città giardino’ internazionali, disegna un luogo a bassa densità, con una spiccata vocazione turistico-balneare: il tessuto urbano del centro cittadino, oggi ancora in buona parte intatto, si sviluppa in modo coerente, e sorgono edifici nei quali, insieme a suggestioni medievaleggianti e neorinascimentali e a più aggiornati spunti liberty, prevalgono garbati richiami alle costruzioni minori del barocco romano.

Non mancano emergenze architettoniche di rilievo: villini e palazzine di pregio, insieme a interessanti complessi a carattere più popolare, negli anni Venti affiancano gli edifici pubblici, la cui progettazione è affidata ad alcuni dei principali interpreti della scena architettonica nazionale, tra i quali spiccano le figure di Marcello Piacentini, Vincenzo Fasolo e Giulio Magni.

L’ascesa al potere del Fascismo modifica il programma iniziale: nelle intenzioni del regime Ostia deve infatti diventare il quartiere marino di Roma, lo sbocco sul Tirreno della capitale di una nazione proiettata sul Mediterraneo.

Ostia: un secolo di Architettura e UrbanisticaIl delicato impianto dello strumento urbanistico del 1916 subisce una radicale modifica e l’originaria borgata balneare si trasforma in un vero e proprio brano di città.

Lo sblocco delle aree in precedenza vincolate per l’utopistico e mai realizzato porto marittimo consente altresì l’espansione dell’abitato verso levante: viene acquisita gran parte della Tenuta di Castel Fusano e per questa nuova zona viene redatto uno specifico Piano Regolatore che prevede la creazione di un insediamento con spiccate caratteristiche ambientali, sportive e ricreative.

Nello stesso periodo anche le espressioni architettoniche si adeguano ai cambiamenti in atto sulla scena internazionale: dopo un fecondo periodo di transizione, che negli anni a cavallo del 1930 arricchisce la città di alcuni fondamentali episodi di quella che dagli addetti ai lavori viene definita “altra modernità” (come le opere di Mario Marchi e quelle, giovanili, di Luigi Moretti), a Ostia vengono realizzati edifici nei quali si individuano espliciti riferimenti all’architettura razionalista europea.

I villini e le palazzine di Adalberto Libera, di Giuseppe Vaccaro, di Italo Mancini, di Alfredo Energici e Mario Monaco – per citare solo i nomi più famosi – si affiancano agli splendidi stabilimenti balneari progettati, tra gli altri, da Luigi Moretti, Enrico Del Debbio, Leopoldo Botti e Virgilio Vallot.

La necessità di dotare il nuovo quartiere marino della capitale di servizi adeguati al suo nuovo status comporta inoltre la costruzione di moderni e funzionali edifici pubblici: nell’arco di pochissimi anni vengono pertanto eretti l’ufficio postale, affidato alla maestria progettuale di Angelo Mazzoni, le scuole, con soluzioni sperimentali d’avanguardia ideate da Ignazio Guidi, l’O.N.B. di Paolo Benadusi, la caserma dei Vigili del Fuoco e un grande serbatoio idrico.

Il Secondo Conflitto Mondiale vanifica la spinta alla sperimentazione e all’innovazione. Il tessuto urbano di Ostia si dilata a dismisura ma la qualità compositiva cala vistosamente, sebbene non manchino progettazioni di alto livello che rendono stimolante anche la stagione architettonica ostiense del dopoguerra: lo dimostrano, per citare solo alcuni esempi, lo stabilimento balneare Kursaal, luogo di punta della mondanità romana durante gli anni del boom economico, i complessi abitativi modello del Quartiere INA-Casa “Stella Polare” e dell’Alitalia e la splendida chiesa di Nostra Signora di Bonaria, frutto del concorso bandito nel 1967 dal Vicariato di Roma per quattro nuovi edifici religiosi da erigersi in altrettanti quartieri periferici della capitale.

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