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Castel Porziano

Castel Porziano
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La Tenuta Presidenziale di Castel Porziano è patrimonio della Presidenza della Repubblica: pertanto l’accesso è proibito e, per concordare visite guidate al suo interno, è necessario contattare il Quirinale. Il parco presidenziale copre una superficie di circa 59 chilometri quadrati (5.892 ha) e dista 24 km dal centro di Roma. Si estende fino al litorale ed è delimitato in parte dalla via Cristoforo Colombo e dalla strada statale Pontina e in parte dalla strada statale che da Ostia conduce ad Anzio. L’ingresso principale si trova al Km 18 della via Cristoforo Colombo, a sinistra venendo da Roma. Un accesso secondario, praticabile solo dai residenti, è in via di Castelporziano, all’Infernetto.

La Tenuta presenta la maggior parte degli ecosistemi tipici dell’ambiente mediterraneo: procedendo dal mare verso l’entroterra, si incontrano un’ampia zona di spiaggia incontaminata, dune recenti sabbiose con piante pioniere e colonizzatrici, dune antiche consolidate con zone umide retrodunali e aree a macchia mediterranea bassa e alta, con specie verdi e aromatiche. In gran parte il bosco è planiziario, caratterizzato da querce, ultimo lembo relitto di quelle vaste superfici forestali e di boschi umidi che, nell’antichità, si estendevano sino alla costa. Alle diverse varietà di querce – farnia, farnetto, cerro, leccio, sughera, crenata – si affiancano altre specie – pioppi, frassini, ontani, aceri e carpini – distribuite in ragione delle esigenze microclimatiche e nutrizionali.

Il sottobosco è particolarmente ricco di arbusti tipici della macchia: ginepro, mirto, lentisco, erica, cisto, corbezzolo, ginestra, alloro, fillirea, smilace, mentre tra i fiori spicca il giglio marino. Recenti ricerche hanno permesso di individuare ben 1082 specie botaniche. Il pino domestico, sebbene di introduzione artificiale, costituisce ormai un elemento fondamentale del paesaggio e fornisce una consistente produzione di pinoli. I boschi si alternano a radure e praterie naturali, dimora di esemplari arborei ultracentenari. Di particolare interesse, anche dal punto di vista paesaggistico, sono le cosiddette “piscine”, pozze d’acqua naturali che testimoniano l’antica presenza di ambienti umidi e di boschi allagati che si estendevano sino alla pianura pontina.

Alla grande varietà della vegetazione corrisponde un’analoga ricchezza di specie faunistiche. Numerosa è la popolazione di cinghiali e daini, insieme con famiglie di caprioli e più modesti nuclei di cervi. Di rilevante valore biologico sono anche altri mammiferi: la lepre, i mustelidi (martora, faina, tasso), la volpe, l’istrice, il riccio.

L’ambiente della Tenuta offre anche un ottimo rifugio a varie specie di uccelli, sia stanziali che migratori. Tra i residenti stabili si possono ricordare i picchi di varie specie, la ghiandaia, i rapaci diurni (molto diffusa la poiana) e notturni (civetta, allocco, barbagianni). Tra gli uccelli di passo, oltre a numerosi trampolieri, anatidi e limicoli, attratti dalle zone umide, la tortora, il colombaccio, il rigogolo, la beccaccia e, di notevolissimo interesse, il nibbio bruno.

Gli animali domestici costituiscono una componente rilevante dell’ecosistema e del paesaggio. La Tenuta, infatti, assicura la permanenza in purezza di equini e bovini di razza maremmana, quasi in via di estinzione, allevati allo stato brado e accuditi da esperti butteri secondo una tradizione secolare. La selezione è assiduamente curata, tanto che gli esemplari di Castel Porziano si classificano spesso ai primi posti nelle principali esposizioni e rassegne di settore.

La Tenuta di Castel Porziano, nata come riserva di caccia e azienda agricola, è andata progressivamente perdendo queste specifiche destinazioni: nel 1977 l’attività venatoria è stata vietata e le coltivazioni, storicamente indirizzate ad assicurare delle entrate, sono oggi considerate come parte integrante dell’ambiente e del paesaggio tipici dell’agro romano. i criteri guida sono quelli di minimizzarne l’impatto, e oggi i 500 ettari riservati a colture non intensive assicurano soltanto la produzione di cereali e foraggi, in parte utilizzati per gli allevamenti zootecnici. Di modesta entità, ma di notevole interesse, sono il frutteto e l’orto sperimentali, in coltura biologica.

Tappa di particolare importanza è stata l’annessione, nel 1985, dell’area di Capocotta (circa mille ettari), salvata dalla speculazione edilizia. In questa prospettiva si colloca anche il Decreto Presidenziale n. 136/N del 5 maggio 1999, con il quale la Tenuta è stata assoggettata a un regime di tutela secondo criteri che si richiamano alle disposizioni relative alle aree naturali protette. Sulla base di tale Decreto, Castel Porziano è stata riconosciuta Riserva Naturale Statale. La normativa prevede, tra l’altro, l’istituzione di una Commissione, della quale sono state chiamate a far parte eminenti personalità del mondo accademico e scientifico, con l’incarico di formulare indicazioni e proposte volte a garantire una corretta ed equilibrata gestione del comprensorio.

Il sottobosco delle leccete è caratterizzato dall’abbondante presenza di pungitopo e ciclamini dalle coloratissime fioriture rosa, che spesso formano un fitto tappeto sulle foglie secche, nonché da quella dell’alloro, della coloratissima coronilla, dell’edera e degli onnipresenti fillirea e alaterno, addirittura, quest’ultimo, più comune qui che nella macchia.
Stupende sono le fioriture estive del caprifoglio delle macchie, che accompagnano quelle dei cisti e delle ginestre in una gara di colori che risaltano sui verdi scuri dello sfondo.

La Tenuta di Castel Porziano racchiude parte di un vasto territorio in antico conosciuto come Laurentino, dalla città di Lavinio – Laurento, legata alle vicende leggendarie dello sbarco di Enea nel Lazio, ed è compreso tra le propaggini dei Colli Albani, la pianura del delta Tiberino e il mare.

Riguardo le origini del nome si ipotizza un collegamento con la gens Procilia, famiglia romana documentata nel territorio di Lanuvio, che potrebbe aver posseduto in questa zona un fundus detto Procilianus. Tuttavia non è da escludere una derivazione dal nome dalla presenza di allevamenti suini (porcile). Il toponimo Portianum è attestato per la prima volta nel 1568 in una lapide visibile in un fontanile presso il castello.

L’area occupata dall’odierna tenuta di Castel Porziano, anch’essa frequentata dai tempi più antichi (anche qui sono stati ritrovati oggetti litici del Paleolitico Superiore – dischi, schegge, lamette), corrisponde al cuore dell’antico ager Laurentinus, l’Agro Laurentino dove gli antichi poeti e gli storici ponevano la reggia di Latino, Laurentum, e le successive gesta di Enea nel Lazio. Laurentum sarebbe stata fondata dal re Latino, figlio di Pico, a sua volta figlio di Saturno. Il nome deriva da un lauro (alloro), attorno al quale, narra Virgilio (Eneide, l. VII), il re avrebbe costruito la rocca. Sulla localizzazione di questo sito molto si è discusso ma nessuna traccia certa è stata rinvenuta. 

A partire dall’età augustea, lungo l’asse della via costiera, che dalla fine del II sec. d.C. costituirà la via Severiana, si sviluppa un sistema di ville rustiche, ben collegate a Roma da diverticoli e parzialmente servite anche da un acquedotto, tra le quali sorge un piccolo insediamento, il Vicus Augustanus Laurentium. Numerosi edifici mostrano di essere stati in uso almeno fino al IV secolo. Successivamente il progressivo parziale abbandono dei luoghi e delle infrastrutture restituì il luogo alla selva e alle paludi.

Il 3 gennaio 1872 i duchi Pio e Mario Grazioli vendono Porcigliano, Trafusa e Trafusella al Regno d’Italia, per 4.000.000 di lire. Dopo la seconda guerra mondiale, la legge n. 1077 del 9 agosto 1948 dispone che la tenuta di Castel Porziano venga trasferita alla Presidenza della Repubblica.

Presso il confine meridionale della tenuta è Tor Paterno. Le strutture  antiche più evidenti sono databili a partire dal I sec. d.C.; tra queste un acquedotto, alcune ville, tra cui la Villa del Discobolo del II-III sec. d.C., e un impianto termale databile al II sec. d.C., i cui ambienti vennero riutilizzati in età medievale: qui sorgerà la chiesetta di S. Filippo Neri e, forse nel IX secolo, una torre di vedetta costiera. La torre, alta 4 piani e merlata, venne distrutta il 17 agosto del 1812 da un manipolo di 80 marinai e soldati inglesi, che, sbarcati nei suoi pressi (la struttura era difesa solo da 11 persone), la fecero esplodere. Intorno alla torre e alla chiesa si era sviluppato un piccolo insediamento, ancor abitato agli inizi del XX secolo.

Lungo la via Severiana, nell’area di Castel Porziano, sono state riconosciute almeno otto ville romane, compresa la villa della Palombara; questa, in realtà, si trova a Castel Fusano, e con ogni probabilità fu una delle prime, se non la prima, a essere realizzata. Si tratta di strutture edilizie di tipo rustico, utilizzate come residenze nella buona stagione oppure adibite a piccole fattorie, intorno alle quali è possibile che siano sorti piccolissimi insediamenti abitati da pescatori o pastori. Uno di questi giunse ad assumere la dignità di vicus (villaggio): si tratta del Vicus Augustanus Laurentium.

All’interno della tenuta presidenziale (visita solo su richiesta e prenotazione), in ottimo stato di conservazione, si trovano Castel Porziano e il borgo. Il nucleo originario del castello consiste in una torre edificata verso il X-XI secolo, su preesistenti strutture romane. Intorno ad essa, gradualmente, si sviluppa un abitato, che viene fortificato e che, nel XIV secolo, viene denominato Castrum Porcigliani. Nella cartografia del XVII secolo (ad es. nel Catasto Alessandrino, 1660), citato come castrum, il castello appare di forma quadrangolare, con torri angolari e duplice portone di accesso. Tra 1823 e 1872  viene largamente modificato dai conti Grazioli.

Nel Borgo è stato allestito anche un museo storico-archeologico, che raccoglie oltre duecento oggetti provenienti dalle campagne di scavo condotte nella tenuta di Castel Porziano a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. I reperti sono custoditi nelle sale secondo la provenienza e il contesto cronologico. Notevole è un corredo funerario proveniente dalla necropoli di Castel di Decima (VII secolo a.C.). Dalla villa imperiale rinvenuta presso Tor Paterno provengono invece i resti di un soffitto dipinto.

Il patrimonio della Presidenza della Repubblica a Castel Porziano comprende anche la spiaggia, inaccessibile e sorvegliata a vista sia da terra che dal mare.

VisitOstia - Castelporziano

Estratto da: S. Lorenzatti (a cura di), Ostia. Storia, ambiente, itinerari, Roma 2007

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