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Ostia Scavi

Ostia Scavi
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L’area archeologica statale degli Scavi di Ostia si trova a Ostia Antica (ferrovia Roma-Lido, fermata omonima) ed è raggiungibile dalla via del Mare o da via dei Romagnoli. Superato il Castello di Giulio II, in direzione Ostia, subito a destra (civico 717) è il cancello d’ingresso. 

Dal Medioevo all’Ottocento, Ostia, uno dei siti archeologici più importanti al mondo, tributò i suoi monumenti a predatori occasionali o a nuovi edifici, soprattutto chiese. Enormi quantità di materiali vennero prelevati da Ostia e da Roma per la costruzione del Duomo di Pisa tra il 1063 e il 1118, dell’abbazia di Montecassino per opera dell’abate Desiderio nel 1066, della nuova Basilica di S. Pietro, del Laterano e di altre chiese romane dal XVI al XVII. Ininterrotta era poi l’opera delle calcare, ovvero fornaci rudimentali ove gli antichi marmi venivano cotti per farne calce: di una di queste si ha menzione ad esempio nell’anno 1191.

Scavi_Ostia_Antica_Panoramica

Dopo secoli di rinvenimenti più o meno occasionali e scavi privi di metodologia, il primo vero e proprio scavo archeologico è forse quello eseguito tra 1855 e 1869 dal Commissario delle Antichità Pietro Ercole Visconti su incarico di Pio IX: vennero alla luce in tale occasione alcuni tra i più importanti monumenti ostiensi, tra cui quelli del Foro della Magna Mater e delle Terme Marittime. Gli scavi vennero finalmente condotti con una maggiore attenzione all’analisi topografica e storica, che già studiosi come Carlo Fea e Antonio Nibby avevano contribuito a delineare. Dopo il 1870 gli scavi vennero affidati dal Governo Italiano a Pietro Rosa, mentre a partire dal 1878 l’incaricò toccò a Rodolfo Lanciani, ingegnere e archeologo, la cui instancabile attività produsse decine di ricerche che ancora oggi costituiscono, in molti casi, il punto di partenza per le indagini topografiche. Il primo Soprintendente di Ostia, possiamo affermare, fu Dante Vaglieri, che tra 1907 e 1912 condusse scavi regolari e sistematici nell’antica città: seguendo un piano prestabilito vennero collegati i vari saggi effettuati in precedenza e si rivelò per la prima volta il Decumano Massimo, l’arteria urbana principale. La direzione degli scavi venne poi affidata a Roberto Paribeni e quindi a Guido Calza che la mantenne fino al 1946, anno della sua morte. i risultati della sua instancabile attività sono stati da lui stesso esposti nell’opera “Topografia Generale”, primo volume della serie “Scavi di Ostia”.

Fortunatamente, senza togliere nulla ai meriti di Calza, negli anni successivi si sono distinte alcune personalità, tra soprintendenti e studiosi, che hanno utilizzato metodi di ricerca assai più complessi ed efficaci rimediando in parte ai danni commessi negli anni.

Scavi di Ostia

Appena superato l’ingresso con la biglietteria, sulla sinistra della via asfaltata, lungo il lastricato in basoli della via antica, sono visibili i resti della necropoli della via Ostiense, esterna alle mura cittadine, come imponeva un’antichissima legge.

Particolarmente interessanti la tomba degli archetti (inizi I sec. d.C., con mattoni policromi), e la tomba di C. Domizio Fabio Ermogene, segretario degli edili curuli (fine II sec. a.C.).

Tornati sulla via Ostiense si giunge alla cd. Porta Romana: aperta nelle mura realizzate in opus incertum e generalmente datate all’età sillana (inizi I sec. a.C.). Da qui l’Ostiense prende il nome di Decumanus Maximus, trasformandosi nella via principale che attraversava la città (lunghezza 1,2 Km, larghezza m 9). Subito, a sinistra, è il Piazzale della Vittoria, con statua di Minerva (I sec.) e un grande ninfeo monumentale (IV sec.). A destra sono i Magazzini Repubblicani: la parte nord dell’edificio venne trasformata nel II sec. d.C. in un impianto termale, le cd. Terme dei Cisiarii. Più avanti sono le Terme di Nettuno (I-II sec.), con magnifici mosaici raffiguranti il corteo nuziale di Nettuno e Anfitrite.

Poco più avanti troviamo la Caserma dei Vigili (fine II e III sec.), con pavimento musivo raffigurante scene sacrificali. A sinistra è la Via della Fullonica (lavanderia, II sec.). Più avanti è via della Fontana, che termina nella Caupona di Fortunato, aperta sul Decumano. Presso il Teatro, si notano i resti di una costruzione tarda (VI-VIII sec.), sorta su uno dei due Ninfei (fontane, fine I e II-III sec.) posti ai lati del Teatro: si tratta di un piccolo oratorio cristiano (fine IV-V sec.) da porre in riferimento alla notizia del martirio di alcuni cristiani avvenuto “presso l’arco del teatro”. L’arco era stato dedicato a Caracalla nel 216 e venerato nel medioevo come S. Ciriaco.

Al Teatro si accede dal passaggio centrale, posto tra due botteghe, o da due rampe di scale di travertino più esterne. L’edificio (che poteva ospitare 3-4.000 persone) venne realizzato in età augustea da Agrippa, poi restaurato da Commodo, Settimio Severo e da Caracalla (fine II e III sec.), come si legge nella grande iscrizione. Della scena rimangono soltanto alcune colonne e maschere teatrali in marmo. Dietro la scena è il Piazzale delle Corporazioni, al cui centro si eleva il cd. Tempio di Cerere. Si tratta di un grande piazzale rettangolare (m 107×78) intorno al quale, su tre lati, sono riconoscibili 61 ambienti; davanti a essi c’era un corridoio coperto, poi trasformato in un colonnato. Gli ambienti sono stati interpretati come stationes ovvero uffici commerciali, di armatori e agenzie di importazione e esportazione; interessantissimi i mosaici pavimentali che indicavano la nazionalità dell’ufficio e la merce trattata.

VisitOstia - il Teatro Romano di Ostia Antica

Ostia Antica, il Teatro, si notano i resti di una costruzione tarda (VI-VIII)

A ovest del Teatro, è la Domus di Apuleio (inizi II sec.), di tipo pompeiano, e accanto il Mitreo delle Sette sfere (pm II), uno dei più conservati tra i 18 di Ostia: all’ingresso si nota subito il buco nel pavimento destinato a raccogliere il sangue delle vittime nelle cerimonie d’iniziazione. Di fronte sono i quattro tempietti repubblicani (II sec. a.C.). Più avanti, a d. è via dei molini, così detta per la presenza di molini per macinare grano. Nei pressi si trovano i grandi horrea (I sec.), enormi magazzini di conservazione di beni alimentari. Via dei Molini incrocia via di Diana, con la Casa di Diana (II sec.) che conserva un balcone sporgente sulla facciata. Proseguendo, presso la Piazzetta dei Lari (II sec.) sono visibili resti delle mura del Castrum (metà IV a.C.?). Sulla stessa via si affaccia il Thermopolium (pm II e III), la locanda (che i romani chiamavano anche popina).

Si prende a destra via dei Balconi e si giunge al Museo ostiense, dove è possibile ammirare una delle più importanti collezioni di arte romana del mondo. Oltre a innumerevoli e interessantissime testimonianze della vita quotidiana sono conservate opere di scultura (stature, busti, rilievi e sarcofagi) e frammenti pittorici di inestimabile valore storico e artistico.

Si torna sul Decumano, dove questo incrocia l’altra via principale della città, il Cardine massimo. Qui era il Foro, sul quale si ergevano il Capitolium, dedicato a Giove, Giunone e Minerva (i resti visibili sono della prima metà del II sec. d.C.), la basilica (I-II sec.), la Curia (I-II sec.) e il Tempio di Roma e Augusto (inizi I sec.), dietro al quale erano le grandi Terme del foro (II sec., con rifacimenti fino al V sec.).

Di qui il Cardine Massimo si dirigeva verso la pianura laurentina, a est: si affacciano sul cardine, a destra, la cd Domus di Giove fulminatore, la Domus della nicchia a mosaico, il Ninfeo degli eroti (IV sec. d.C.), la Domus delle Colonne (IV sec. d.C.).

Dalla vicina via della Caupona del pavone (realizzata su una abitazione privata di età adrianea), si giunge all’omonima caupona (osteria) e alla Domus dei pesci (IV sec.). Proseguendo incontriamo il Portico di Ercole e le Terme del Faro (I-II sec.), con un mosaico raffigurante il faro di Ostia. Si giunge infine al complesso cultuale detto Campo della magna mater, con il Sacello di attis, la Schola dei dendrophori (portatori di pino, simbolo della morte di Attis) e il tempietto di Bellona. Dalla Porta Laurentina, oltre la quale si estendeva, l’omonima necropoli, si usciva dalla città.

Risalendo il cardine si prende a destra la Semita dei Cippi, l’unica via di Ostia della quale sappiamo con certezza il nome, grazie al ritrovamento dell’iscrizione “haec semita hor(reorum) est”, ovvero “questa è la via (sentiero) dei magazzini”. 

Si torna al Foro e, proseguendo a sinistra, si giunge alla Porta occidentale del Castrum, dove sono visibili altri resti delle mura repubblicane, oltre la quale il Decumano (che in questo tratto si mostra al livello più basso della città repubblicana) piega a sinistra per dirigersi all’antica spiaggia. Fuori della porta troviamo un bivio importantissimo: a sin. il decumano prosegue per giungere a Porta Marina, fuori della quale era anticamente la spiaggia, mentre a destra la cd. Via della Foce conduce verso l’antica foce del Tevere (presso Tor Boacciana). Dal bivio, una via a destra conduce agli Horrea Epagathiana (II sec.) un grande magazzino privato con magnifico portale in laterizio. Di fronte al bivio è la cd. area sacra repubblicana con grande Tempio di Ercole (fine II – inizi I sec. a.C.) e altri dedicati forse a divinità legate al culto delle acque. Adiacente è la Domus di amore e psiche (IV sec. d.C.), rivestita da marmi pregiati.

Proseguendo lungo via della Foce si volta a destra dove sono le Terme del Mitra (II sec.): suggestivo il mitreo sotterraneo e impianti per acqua e riscaldamento. A fianco il cd. Tempio dei misuratori del grano (inizi II sec.), con un interessante mosaico e un grande magazzino. Nella stessa area si trovano la Casa di Bacco e Arianna, il Serapeo (inaugurato il 24 gennaio del 127, compleanno di Adriano), le coeve Terme della Trinacria e l’Insula del Serapide, presso la quale si trovano le Terme dei sette sapienti, caratterizzate da una grande sala rotonda coperta a cupola e pavimento a mosaico con scene di caccia, e ambienti affrescati.

Dalle Terme si giunge all’Insula degli aurighi, e dal cardine omonimo si arriva a via delle Volte Dipinte: nei paraggi troviamo un gruppo di caseggiati del II sec. d.C. (Casa dalle Volte Dipinte, Insula delle Muse, Insula dalle Pareti Gialle, Casa delle Ierodule), caratterizzati da splendide decorazioni pittoriche parietali.

Vicini al limite degli scavi, presso l’antica foce, sono i resti del Palazzo Imperiale, di età antonina (prima metà II sec. d. C.). Proseguendo incontriamo la Domus del Dioscuri, la Domus del Ninfeo (IV sec.), entrambe conservano pavimenti musivi policromi, e le Terme marittime (II sec.).

Tornati sul Decumano, all’altezza di Porta Marina, sono visibili alcuni mausolei repubblicani (il più importante dei quali è quello di Cartilio Poplicola), le Terme della Marciana o di Porta Marina, dagli inizi II sec. (una iscrizione ci ricorda il nome antico: Thermae Maritimae) e l’ edificio dell’opus sectile (IV sec.). Sulla sin. si trovano il santuario della Bona Dea (pm I) e la Domus Fulminata (65-75). Fuori della Porta, a sin., presso l’estremità orientale degli Scavi, sono visibili gli importanti resti della Sinagoga (I sec. d. C.)

Tornando verso il centro della città lungo il Decumano incontriamo a destra la Schola del Traiano (II se.), le Terme delle sei colonne (I-II sec.). Sull’altro lato della via è la Basilica Cristiana, a due navate e battistero (IV-V sec.). Sulla sinistra incontriamo il Vico del Dioniso, che conduce alla Casa dell’Aquila (III sec.) e alla Casa del Dioniso (II sec.) e al Mitreo delle Sette Porte (I sec.).

Usciti dagli Scavi si prende a destra via dei Romagnoli e si percorre circa 1 Km superando l’incrocio con via Guido Calza. Nel tratto parallelo alla via del Mare si trova l’ingresso alla necropoli della via Laurentina, la seconda necropoli di Ostia romana. Non è accessibile al pubblico.

Estratto da: S. Lorenzatti (a cura di), Ostia. Storia, ambiente, itinerari, Roma 2007

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